Dipinti della Chiesa
Abside
Al centro dell’abside troviamo Cristo Pantocratore, Colui che tutto regge nelle mani. Colui a cui tutto converge e a cui tutto ritorna. Il Suo Volto, il Suo sguardo è il centro dell’abside ed è il fulcro di tutto l’opera pittorica. Ciò che troviamo dipinto sulle pareti altro non è che la nostra vita, la vita della Chiesa vista dal Suo punto di vista, come essa si svolge davanti al Suo sguardo. È lo sguardo del Pastore Bello, che ha dato la vita per noi e che adesso attira tutto a se.
Il Pantocratore ha in mano un libro aperto in cui, Lui che tiene unite tutte le cose, il principio di unità di tutto, proclama se stesso: Io sono la Vita. È seduto sull’arcobaleno come troviamo descritto nella visione dell’Apocalisse di S. Giovanni.
Ed ecco
c’era un trono nel cielo,
e sul trono Uno stava seduto.
Colui che stava seduto era simile…
a diaspro e cornalina.
Avvolgeva il trono un arcobaleno…
dal trono uscivano lampi, voci e tuoni
davanti al trono sette lampade accese…
davanti al trono vi era come un mare trasparente…..
(Ap. 4,2-6)
L’Arcobaleno, simbolo biblico dell’alleanza fra Dio e l’uomo, è elemento che accompagna tutta l’opera pittorica, estendendosi dall’abside fino alle cappelle laterali, avvolge le colonne e passando per i misteri della salvezza, dall’Annunciazione, alla Visitazione, al Battesimo fino alla Crocifissione, alla Discesa agli inferi, giunge alla scena della Risurrezione, ci ricorda la fedeltà di Dio Padre alla Sua alleanza con l’uomo, istituita indelebilmente in Cristo Gesù, Suo Figlio è nostro Signore.
Il Cristo Pantocratore è vestito di bianco, colore che nella tradizione orientale, in particolare nell’iconografia bizantina, dalla quale tutta l’opera trae ispirazione, rappresenta lo splendore della Risurrezione.
Cristo è in una mandorla dorata: Egli è, infatti, il Frutto Perfetto dell’amore del Padre. Dalla Mano del Padre, rappresentata in alto, completamente aperta, ad indicare come il Padre tutto dona, non trattenendo niente per sé, scorre come un fiume di Vita, lo Spirito, che discende sul Figlio.
Il Cristo Pantocratore è anche la Vera Vite e per questa ragione, vediamo nascere da Lui dei tralci verdastri e tra le foglie, tutte diverse dell’albero della vita, scorgiamo i frutti: i Santi. Essi sono rivolti verso il centro di tutto, Cristo, sottolineando con i loro gesti e sguardi chi è che tiene tutto in armonia e a cui tutto verte. Sopra il grande albero della vita si intravedono alcune Dimore della Gerusalemme Celeste, che dipinte in colori ocra, sfumando al bianco, si perdono in alto facendo intuire la loro infinità.
Ai lati di Cristo in piedi, su un fondo che ricorda il Giardino, il Nuovo Eden, la Corte Celete, che è rappresentata, alla Sua destra, dalla Madre di Dio, S. Chiara, S. Raffaele Arcangelo, S. Luigi e S. Elisabetta.
Alla Sua sinistra S. Giovanni Battista, S. Francesco, S. Antonio da Padova, S. Massimiliano Kolbe, e l’Arcangelo Michele.
S. Antonio è rappresentato secondo l’iconografia della Madonna della Scala. Egli, infatti sostiene i piedi di Gesù bambino, come per aiutarlo a scendere. Come nell’iconografia citata, Maria è rappresentata come la sacra Scala, che ha permesso al Verbo di raggiungerci, così S. Antonio ci porge Gesù come ha fatto nella sua vita attraverso la predicazione della Parola.
S. Michele Arcangelo è raffigurato con la bilancia perché misura la giustizia di Dio. I piatti della bilancia sono rivolti verso l’Arcangelo e non verso l’esterno perché l’uomo non ha accesso alla misura della Misericordia di Dio.
Cappella del Battesimo
Guardando dall’alto verso il basso troviamo l’Arcangelo Gabriele che, in ginocchio sull’arcobaleno, con una mano regge il rotolo bianco e oro, che rivela il messaggio di Dio nell’Annunciazione a Maria, mentre con l’altra apre una lunga tenda. Essa aprendosi lascia intravedere il tempio e Zaccaria, alludendo, così alla sua annunciazione
avvenuta per mezzo dell’Arcangelo all’interno del tempio stesso. L’Amore muove e perciò Maria è rappresentata tutta in movimento.
Facendo riferimento al salmo
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
(Salmo 40, 7-9)
Maria è dipinta inscritta nel Rotolo della Parola di Dio. Lei che ascoltando l’Annuncio dell’Angelo ha permesso al Verbo di Dio di farsi carne, che accogliendo e amando la Parola le ha permesso di farsi Immagine. Secondo il modello iconografico della Madre di Dio del Segno, qui Maria è rappresentata con inscritto in sé il Figlio, a sottolineare che ad andare incontro ad Elisabetta è proprio la Madre del Signore e Salvatore. Il Bambino apre il braccio, come fa anche la Madre, verso Elisabetta, in segno di accoglienza: compiono cioè, lo stesso gesto, è il Creatore che compenetra la sua creatura.
Entrambi sono vestiti di rosso e di blu. Secondo l’iconografia infatti, il rosso è simbolo della divinità e il blu dell’umanità. Così Maria, vestita di blu è rivestita da un manto rosso simbolo della divinità; inversamente il Figlio, vestito di rosso, Dio, si è rivestito di blu, uomo. In questo incontro si esprime la reciprocità che è resa possibile, dall’apertura, dall’umiltà e dalla centralità di Dio nella vita delle due donne.
Battesimo
Nella parte sottostante troviamo raffigurato il battesimo di Cristo nel Fiume Giordano. Il punto del fiume Giordano, in cui storicamente Cristo è stato battezzato, sappiamo che si trova al di sotto del livello del mare. È il punto più basso, rappresenta la Kenosi del Figlio che si è spinto fino in fondo, per cercare l’uomo perduto nel peccato e nella morte. Qui il Giordano è rappresentato come uno spazio stretto fra due rocce che si aprono. È come un sepolcro liquido in cui Cristo entra e si immerge, portando nella morte la Vita.
Cristo, infatti, sembra morto con le mani abbassate e le braccia distese lungo il corpo. Cirillo di Gerusalemme dice che, quando Cristo è sceso nel Giordano, ha conferito alle acque i colori della sua divinità, per questa ragione troviamo nelle acque del Giordano il rosso e l’oro. I Padri siriaci, in modo particolare, scrivono come Cristo abbia così santificato le acque e come il fuoco dello Spirito Santo sia da allora presente nelle acque del Battesimo.
Sul lato destro della raffigurazione del battesimo troviamo riportata una citazione di S. Efrem il Siro proprio su questo argomento:
Fuoco e Spirito
si trovano del grembo
di colei che ti ha generato,
Fuoco e Spirito
nel fiume in cui sei stato battezzato,
Fuoco e Spirito
sono nel nostro battesimoe nel Pane
e nel Vino ci sono Fuoco e Spirito Santo.
Ai lati del Giordano ci sono due montagne, come nella tradizione iconografica, ad indicare la distanza che dopo il peccato si è stabilita tra la realtà spirituale e quella umana e che Cristo è venuto a colmare.
Cappella dell’Eucaristia
Crocifissione
Nella Cappella di destra troviamo dall’alto la Crocifissione con Cristo Sacerdote, con gli occhi aperti: è il Vivente sulla Croce. Solo lo Spirito Santo ci può far riconoscere nel Crocifisso il Figlio di Dio e lo Spirito è qui rappresentato come il vento che muove la casula blu di Cristo. Il modello di Cristo sacerdote è molto antico, risale al primo millennio, poi pian piano è andato perduto. Le vesti sacerdotali, infatti, stanno ad indicare come il Suo sacrificio, per amore, sulla Croce, sia il pieno compimento del sacerdozio nel quale è fondato il sacerdozio della Chiesa. Con il dono totale di sé, per amore, nella morte sulla Croce, Cristo compie l’unità dell’umanità e del mondo, con il Padre.
Il Volto del Cristo, di tre quarti, è rivolto a noi, chiamandoci così alla relazione con Lui. Ai lati della Croce, la Madre e Giovanni Evangelista. Il nero, simbolo del peccato e della morte, dalla Croce si congiunge alla scena sottostante introducendo la Discesa agli Inferi.
Cristo, con la potenza dello Spirito che gonfia il Suo mantello, scende nello Sheol e tira fuori dalla tomba i nostri progenitori Adamo ed Eva, per riportarli al Padre. Egli, non scappa fuori dalla tomba, non fugge la morte ma la sprofonda e lì, tende la mano ai progenitori, cioè a tutta l’umanità per liberarla dalla schiavitù, dalla prigionia e dalla paura della morte.
Cristo discende nelle viscere della terra, nell’impero del male e strappa fuori prendendo per il polso, luogo in cui si misura la vita, Adamo mentre si lascia stringere da Eva, madre di tutti i viventi, ristabilendo con l’umanità l’amicizia perduta. Restituisce cosi ad Adamo ed Eva la dignità dei figli.
Sotto questa scena, a fianco del tabernacolo, troviamo il Risorto con Maria Maddalena. La Maddalena afferra per il mantello Cristo ma Lui se lo riprende, indicando con questo che per Maria il cammino continua e la invita a non trattenerlo. Il mantello è simbolo di Cristo che ci coinvolge nel Suo ritorno al Padre. Il Risorto vestito di bianco, colore dello Spirito, della Risurrezione, viene incontro a noi, con una mano benedice e con l’altra porta verso di sé il Suo mantello.
Sopra il tabernacolo troviamo una citazione di S. Francesco dalle Fonti Francescane:
O umiltà sublime! O sublimità umile…
